Francesca Rosa

Vivere senza buttare niente, riciclare tutto, scegliere i prodotti in base anche alla loro filiera di produzione … insomma condurre una vita zero waste, ovvero senza sprechi è davvero possibile? 

Non sarà piuttosto una condizione utopica a cui nessun umano su questa terra può arrivare? Non sarebbe meglio avere un obiettivo più realistico e raggiungibile? E anche se si cerca di ridurre gli sprechi ma non si riesce del tutto, va bene lo stesso? Ma nel concreto, come si fa? Da dove si comincia? 

Queste sono alcune perplessità che emergono quando ci si approccia a questo tema, alle quali cercheremo di dare una risposta o almeno un nostro punto di vista. 

Ma procediamo con ordine; iniziamo con il comprendere il vero significato di questo termine

 

zero waste significato

 

Zero Waste – partiamo dalle origini – significati ed esponenti 

ZWIA – zero waste international alliance

“Zero Waste is a goal that is ethical, economical, efficient and visionary, to guide people in changing their lifestyles and practices to emulate sustainable natural cycles, where all discarded materials are designed to become resources for others to use.

“Zero Waste è un obiettivo etico, economico, efficiente e visionario, per guidare le persone a cambiare i loro stili di vita e le loro pratiche per emulare cicli naturali sostenibili, dove tutti i materiali di scarto sono progettati per diventare risorse utilizzabili da altri.

Zero Waste means designing and managing products and processes to systematically avoid and eliminate the volume and toxicity of waste and materials, conserve and recover all resources, and not burn or bury them.

Zero Waste significa progettare e gestire prodotti e processi per evitare ed eliminare sistematicamente il volume e la tossicità dei rifiuti e dei materiali, conservare e recuperare tutte le risorse e non bruciarle o seppellirle.

Implementing Zero Waste will eliminate all discharges to land, water or air that are a threat to planetary, human, animal or plant health.”

L’implementazione di Zero Waste eliminerà tutti gli scarichi nel suolo, nell’acqua o nell’aria che rappresentano una minaccia per la salute del pianeta, dell’uomo, degli animali e delle piante.” 

Questa è l’ultima definizione aggiornata al 2018 della “Zero Waste International Alliance” un’associazione fondata nel 2002 da Richard Antony, che alla vista di decine di fogli di carta stampati durante una conferenza alla quale partecipava e destinati all’inceneritore, ha deciso che qualcosa avrebbe voluto cambiare. 

Da questa intuizione nasce quest’organizzazione che ha definito delle linee guida per aziende, individui, comunità, al fine di ridurre l’impatto ambientale e la generazione di rifiuti. 

Tra le righe si legge che: “ Tali principi affermano che le imprese e le comunità che sottraggono il 90% di tutti i materiali di scarto dalle discariche, dagli inceneritori e dall’ambiente sarebbero considerate imprese e comunità a Rifiuto Zero.” 

Da queste parole possiamo dedurre due importanti nozioni: 

  • Zero Waste non riguarda solo noi singoli individui, parte finale di una catena di produzione, che decidiamo cosa comprare, cosa no e dove, ma siamo tutti coinvolti: dalle aziende che producono, ai legislatori a chi si occupa di smaltimento di rifiuti etc. E’ anche il modo in cui un articolo viene prodotto che ovviamente fa la differenza, non solo come viene utilizzato o se viene subito gettato via. 
  • si parla del 90% di materiale riciclato; c’è un margine di tolleranza . La perfezione non è di questo mondo. 

Bea Jonhson – Le 5 R e il principio di “a pint size jar of trash per year”

Un altro esponente della corrente ZeroWaste è Bea Johnson, scrittrice speaker e minimalista americana fondatrice del blog Zero Waste Home i cui principi fondamentali sono descritti nella regola delle 5R; 

Refuse (rifiutare); Reduce (ridurre); Reuse (riutilizzare);Recycle (riciclare) e Rot (Ridurre in compost). A questi sei principi la community che si è creata intorno alla filosofia Zero Waste ha aggiunto una sesta R: repair (ripara).

Applicando questi principi Bea Johnson e la sua famiglia di 4 persone riesce a produrre una pinta di rifiuti all’anno , ovvero un contenitore da mezzo litro. 

Zero Waste – dalla teoria alla pratica

Abbiamo capito che l’obiettivo di questa corrente è ridurre al minimo la produzione di rifiuti, è evitare che i rifiuti si generino e dunque minimizzare l’utilizzo di prodotti monouso o di breve durata. Ridurre significa anche ponderare gli acquisti, concentrandosi su quelli necessari ed evitando di comprare tutto ciò di cui non si ha veramente bisogno. Ridurre vuole  dire anche riciclare – dare una nuova vita a ciò che si compra. 

Come cominciare

  • Il primo passo per una vita senza sprechi è iniziare a pensarlo. Nel momento stesso in cui ci si pone il problema, iniziamo ad avere uno sguardo e un’attenzione diversa
  • il secondo passo è fare caso alla spazzatura che si genera ogni giorno per alcuni giorni. Quante lattine, quanta plastica, quanta carta etc, e poi scegliere da dove cominciare. 
  • Il terzo passo potrebbe essere fare un esperimento per un periodo di tempo più o meno lungo nel quale si decide di ridurre la spazzatura, dandosi piccoli obiettivi. Piano piano delle azioni diventeranno sempre più automatiche che dopo il periodo di prova, si continuerà lo stesso.

Ad esempio si potrebbe essere iniziare a sostituire qualche oggetto usa e getta che abbiamo nella nostra borsa con qualcuno più sostenibile. La bottiglietta di plastica con la borraccia, la busta usa e getta con un sacchetto di stoffa, i fazzoletti con gli antichi e comodi fazzoletti di stoffa. Sono piccole accortezze, facili da realizzare, ma che rappresentano dei piccoli, grandi passi. 

E’ per passi che si procede a ridurre gli sprechi. Zero Waste è un ideale, ma qualsiasi riduzione dei rifiuti è una conquista e va assolutamente bene 

Borsa rete teby home

Una spesa zero waste…o quasi 

Preferire i piccoli produttori piuttosto che i grandi supermercati; acquistare prodotti sfusi e non confezionati. Scegliere confezioni che possono essere riutilizzate, ad esempio quelle in vetro e trasportare la spesa in una vista di stoffa. 

E se non riesco a non comprare un vasetto di yogurt, una confezione di latte etc? Nessun problema; si può tranquillamente riutilizzare il contenitore o parte di esso (ad esempio il tappo), per lavoretti creativi con i nostri figli, nipoti etc.

Senza però avere la smania di conservare ed accumulare tutto. E’ importante anche solo qualche rifiuto in meno per volta; niente panico se qualche tappo o bottiglia finisce nella spazzatura. Una cosa davvero importante è non scivolare nell’accumulo seriale per sensi di colpa e trasformare così la nostra casa in una discarica…

L’arte del riciclo e dell’usato 

Ridurre gli sprechi significa anche dare una seconda vita agli oggetti, riutilizzarli, che sia reinventarli oppure venderli o comprarli quando ancora in buono stato. 

Il mondo dell’usato, soprattutto quello legato all’abbigliamento ma non solo, in realtà, sta decollando nell’ultimo periodo grazie a realtà online che lo agevolano. Rimane sempre e comunque un’ottima alternativa sia per l’economia che per per l’ambiente. 

zero waste riciclare

Due tappi, un pò di spago e fantasia diventano una barchetta.

Una casa Zero Waste 

Quante accortezze si possono mettere in atto per ridurre gli sprechi nelle nostre case e per acquistare prodotti più sostenibili per l’ambiente. 

Uno dei primi passaggi è anche il modo in cui la si pulisce: prediligendo detergenti ecologici e naturali come l’acido citrico – avevamo già decantato le sue qualità in un articolo precedente – oppure usando cattura polvere riutilizzabili e lavabili. 

Facciamo un rapido home tour per capire iniziare la trasformazione in una casa Zero Waste. 

Una cucina Zero Waste

Abbiamo già dato qualche consiglio su come ottimizzare la spesa, ma anche dove riporla è importante. Ad esempio tutte le pellicole e simili per la conservazione dei cibi, possono essere sostituite da sacchetti di stoffa porta cibo, utili anche da mettere nella borsa per contenere la merenda e non solo.  Anche in freezer gli alimenti possono essere riposti in sacchetti di tessuto riutilizzabili  ed in frogorifero essere avvolti nelle pellicole ecologiche in cera d’api, ovviamente riutilizzabili. In generale sempre meglio preferire contenitori di vetro al posto di quelli in plastica e in stoffa – anche riciclando una vecchia maglietta – ad esempio. 

E’ possibile dire addio alla carta forno utilizzando i tappetini in silicone e … udite udite … alla famosa spugna per i piatti che può essere sostituita dalla spugna lavabile fatta a mano con i nostri scarti di produzione; un prodotto zero waste dall’inizio alla fine, come tutti i nostri prodotti, del resto!. 

spugna zero waste   Swiffer lavabile 

Bagno ed igiene Zero Waste 

Molti prodotti per l’igiene e la cura della persona possono essere sostituiti da articoli ecologici a basso impatto ambientale, quali sapone, balsamo e shampoo solidi, ma anche dischetti struccanti in stoffa lavabili e riutilizzabili e pettine in legno. 

Un altro aspetto su cui si può davvero risparmiare molto, sia in termini di spreco ma anche economici, sono i supporti utilizzati durante il ciclo mestruale ad esempio. Tutti i dispositivi usa e getta possono essere sostituiti da quelli lavabili: mutande, assorbenti, coppetta mestruale. Lo stesso vale per i pannolini usa e getta dei nostri bambini che possono iniziare a indossare i pannolini lavabili, più rispettosi della loro pelle e dell’ambiente. 

Questi sono piccoli consigli per iniziare senza stress, un passo per volta. 

Ad ogni modo, il principio, lo stile di vita che anticipa e accompagna quello dello zero waste è il minimalismo. Acquistare ciò che è veramente necessario nelle giuste quantità per ridurre gli sprechi ancora prima di generarli 🙂 

assorbenti lavabili zero waste  eco mestruazioni mutande mestruali  Porta tutto Zero Waste

 

Prodotti Zero Waste Made in Italy

 

Alcune immagini sono da archivio Freepik

 

logo-teby-zero-waste-def-bianco
Teby

Sono diventata mamma e quando ho scoperto il mondo dei lavabili nel 2011 me ne sono innamorata. Ho provato diverse marche modelli ma non trovando il mio pannolino ho iniziato a cucirli per il mio bimbo, quei primi prototipi si sono trasformati in un brevetto ed è nato il marchio Culla di Teby.
Negli anni la nostra famiglia è cresciuta in tutti i sensi. Abbiamo pensato a nuovi prodotti che potessero accompagnare tutta la famiglia in un mondo più pulito e zero waste, inserendo in produzioni prodotti ecologici per tutte le donne e le nostre case sempre più green.

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